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Dire addio

Rileggo un post scritto nel 2010. Oggi gli darei un altro titolo: “Quel che resta” …

Oggi ero al MACRO, dove sono esposte le fotografie del Festival internazionale di fotografia di Roma. Tema principale la foto non come testimonianza del passato ma come previsione e profezia visiva del futuro. Quello che più mi ha colpito, commosso alle lacrime (certo, conta anche il proprio vissuto…) sono però delle immagini che appartengono al passato, che raccontano dello spegnersi di un anziano. Suo figlio, Pillip Toledano, ha raccolto foto e parole in un audiovisivo di una delicatezza e un’intensità rara. Guardatelo, e, se ancora potete farlo, accarezzate vostro padre, abbracciate vostra madre.

I want to think seriously about what I can accomplish with what is left of my life” scrive questo vecchio con la mano tremamte e i caratteri incerti su un libretto d’appunti…

Ripenso a quanto ho scritto nell’introduzione di “A come Avventura”, un libro per me intimamente legato al ricordo di mia madre e al suo ultimo anno di vita.

«Dire addio e farsi addio / è ciò che tocca», scriveva il poeta boliviano Jaime Saenz in Percorrere questa distanza. Poche, intense parole capaci di racchiudere il comune cammino esistenziale, una “distanza da percorrere” segnata dagli addii, fino a diventarlo essa stessa.