Di ritorno da due bellissime settimane con Elisa e due amiche, tutte dedicate alle Galapagos, non potevo non scrivere di isole! Presto spero di riuscire a raccontarne (il ritorno a casa è stato difficile, per gli impegni ma anche perché non c’era più Grigio ad aspettarmi…). Allora al momento faccio un copia-incolla del breve racconto tratto dal mio libro A come Avventura sul viaggio di dodici anni fa…
ISLAS ENCANTADAS….
… Sono le Galápagos, centosette isole che prendono il nome dalle grandi testuggini di terra, un tempo numerosissime, poi decimate da balenieri e pirati. Le correnti del cielo e del mare, mescolando come carte di un mazzo latitudini e longitudini, hanno popolato queste isole vulcaniche e inospitali con svariate specie di uccelli, con una fauna terrestre tropicale i cui antenati arrivarono come naufraghi alla deriva su zattere naturali e con una fauna marina forse più adatta al freddo dei poli. La necessità di adattarsi per sopravvivere in queste isole fuori dal tempo e lontane dal mondo abitato, ha poi dato vita a un incredibile laboratorio naturale che offrì a Darwin la chiave per la teoria dell’origine delle specie e dell’evoluzione.
Sbarcare alle Galápagos è come entrare in un mondo incantato, un regno di liberi animali prima della venuta dell’uomo. Si ha la sensazione di far parte di un documentario, muovendosi senza essere visti, dal momento che nessuno dei molti animali, protagonisti assoluti, sembra preoccuparsi minimamente della presenza dell’uomo, semplice comparsa.
Camminando lungo le spiagge bianchissime di polvere di pomice o nere di ceneri vulcaniche, fra le rocce scure e le lingue di lava solidificate nelle forme più strane, penso che finalmente, durante la prossima proiezione, non mi toccherà “spiegare” le mie diapositive per raccontare che…
… ho navigato in compagnia di delfini, che, come grandi attori, improvvisano acrobatici salti e vorticose giravolte seguendo la scia della nave.
… ho nuotato circondata da poco rassicuranti mante e squali, ho seguito le lente evoluzioni di una tartaruga verde e ho osservato i pinguini nani, buffi uccelli che al cielo hanno preferito il mare e sfrecciano sott’acqua più veloci dei pesci.
… ho osservato le sule piediazzurri che, in formazione compatta, si tuffano fra le onde in cerca della preda, le enormi fregate che si lasciano portare dal vento come aquiloni e i pellicani bruni appollaiati pigramente sulla barca.
… ho scoperto di avere un clandestino a bordo, quando un leone marino più intraprendente degli altri è salito sulla panga, la scialuppa d’appoggio, sdraiandosi soddisfatto a prua come una polena.
… sono sbarcata fra un fuggi fuggi di grossi granchi color arancio, su spiagge affollate da rumorose colonie di otarie dallo sguardo dolcissimo, pigramente distese le une sopra le altre.
… mi sono arrampicata su nere rocce laviche dove, perfettamente mimetizzate, famiglie di iguane marine dall’aspetto inquietante si riscaldano al sole.
… ho camminato lungo i sentieri fra sule intente a covare, albatri marezzati impegnati in una danza di corteggiamento e fregate che gonfiano come palloncini le loro sacche golari rosso fuoco per sedurre le femmine.
… sono salita lungo le umide pendici della montagna, dove tranquille testuggini giganti pascolano fra i boschi di scalesia avvolti dalla garúa, una nebbiolina leggera.
Buone foto dunque, senza dimenticare che le Galápagos sono islas encantadas, dove si deve camminare in punta di piedi.