“La Dancalia è uno dei luoghi più fragili e potenti della Terra. Qui si assiste alla creazione della crosta terrestre, si ha la prova visiva della deriva dei continenti…”: gli articoli di Andrea Semplici mi avevano fatto sognare questo viaggio. E la Dancalia ha mantenuto le sue promesse. Terra estrema per chi ci vive, ma non più così inospitale come nel passato per chi sceglie di visitarla, La Dancalia ora si concede al viaggiatore senza dover pagare in cambio un altro prezzo in termini di fatica e rischio. Sono ormai lontani i tempi dei sequestri di persona, la popolazione Afar è gentile nonostante la pessima fama di cui gode, i tratti di pista dura sono ormai limitati e le semplici capanne in cui si trascorre la notte rendono superflua la tenda. Un viaggio che richiede ancora un certo spirito d’adattamento, ma che in cambio regala paesaggi primordiali, luoghi fiabeschi e irreali.
Eravamo in tanti questa fine 2010 in Dancalia, molti gli italiani. Probabilmente gli articoli comparsi su varie riviste negli ultimi mesi avevano spinto come me anche molti altri a visitare un luogo fino a non molto tempo fa off-limits e oggi ancora integro ma in rapido cambiamento. L’impressione però era che tutti noi, piccoli uomini, ci muovessimo con rispetto per la gente che da sempre abita queste terre estreme e per una natura così straordinaria e affascinante, fatta di sole e sale, fuoco e vulcani.
Ora sono di nuovo a casa, ma con negli occhi un altro frammento di quel bellissimo mosaico che è l’Etiopia.
Anna
Nella foto qui sotto “cammino sulle acque” del lago Assale, un lago mobile che si sposta con i monsoni sulla pianura perfettamente liscia, un lago che bisogna cercare perché non si sa dove sia, ma poi come un miraggio appare, ed è reale. Un po’ come l’isola del tesoro che non è riportata in nessuna mappa, ma che esiste: è un’isola interiore, è l’Itaca di Kavafis capace di regalarci il viaggio, augurandoci “che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze”.
