A Roma, al Festival della Letteratura di Viaggio, fra personaggi famosi e professionisti del settore, penso, tanto per cambiare, “cosa ci faccio io qui?” E qui di seguito ecco la mia risposta…
Qualcuno ha diviso il mondo degli scrittori di viaggio in due: chi scrive per viaggiare e chi viaggia per scrivere. Per i primi, libri, articoli o foto sono soprattutto mezzi per pagarsi le spese dei loro vagabondaggi, impresa in realtà sempre più ardua. I secondi sono giornalisti o narratori che privilegiano la scrittura più che il viaggio, subordinandole la scelta di mete, itinerari e tempi. Soprattutto viaggiatori i primi, soprattutto scrittori i secondi. C’è però anche un’altra categoria, un gruppo in crescita esponenziale che sta cavallo fra il modello amatoriale e quello professionale, quello di chi scrive e viaggia, potremo dire scrive @ viaggia. Nella vita non sono viaggiatori né giornalisti e nessuno li paga per partire. Succede che alcuni di loro, appassionati di scrittura o fotografia, talvolta raggiungano risultati non inferiori ai professionisti del settore. Per loro però era e resta difficile entrare nel gruppo ristretto di chi riesce a pubblicare attraverso i canali tradizionali. Un tempo, in realtà solo pochi anni fa, le occasioni di condivisione del risultato della loro passione erano limitate alla cerchia delle proprie relazioni. Ma, se da una parte il mercato dell’editoria si è ulteriormente ristretto, complice la crisi economica e i costi di distribuzione, dall’altra si sono aperte nuove possibilità grazie a internet. Oggi si scrive e si pubblica moltissimo su blog, riviste e giornali online e si diffondono le informazioni attraverso i social network. Certo è una scrittura più frammentaria, distante e diversa dalla letteratura ufficiale. E il piacere di sfogliare un libro non può essere paragonato allo scorrere delle parole sullo schermo del PC. La rivoluzione di internet sta però cambiando la nostra vita come e forse più dell’invenzione della stampa. I manoscritti erano uno splendido oggetto, ma saremmo quasi tutti analfabeti senza Gutenberg. Internet è uno strumento parallelo e complementare alla stampa, capace di dare nuovo impulso alla diffusione di lettura e scrittura e di combinare memoria del passato, informazioni sul presente in tempo reale e anticipazioni del futuro. L’informatica permette di rendere accessibili tramite digitalizzazione volumi rari o esauriti e di ritrovare libri scomparsi troppo velocemente da un mercato sempre più bulimico. Internet è democratica, chiunque, e non solo in Occidente, può accedervi. E chiunque può essere autore e fruitore, due categorie ormai indistinte, tanto da essere nata la nuova figura del “prosumer” (producer + consumer), sempre meno utente e sempre più parte attiva, o meglio interattiva, in un processo creativo che permette di mescolare e ricombinare generi e media. La comunicazione è in fase di accelerazione ed evoluzione. La memoria è sempre più collettiva e meno individuale. Il mondo è stato viaggiato e raccontato. E lo scrittore può arrendersi davanti a questa evidenza o trincerarsi dietro a una sua supposta unicità e novità, considerando blog e similari semplici fenomeni di esternazione di aspiranti autori frustrati. Chiunque oggi può aprire una pagina web o pubblicare un libro a costi minimi e venderlo online o in formato e-book senza rientrare nei penalizzanti meccanismi della distribuzione. Siamo tutti scrittori? No, certamente, non basta autopubblicare e nemmeno avere il proprio libro esposto per qualche settimana sullo scaffale di una libreria per dirsi tali. Sono i lettori a dare una misura del valore della scrittura. Senza di loro i libri sono semplici oggetti d’arredamento. O carta da macero. La letteratura da sempre è stata condivisione, oggi grazie a internet e al web 2.0, questo processo si è fatto più evidente e rapido e i lettori possono esserne parte attiva. Forse quel che servirebbe è una lezione di umiltà da parte di tutti coloro che amano scrivere: ognuno aggiunge solo una tessera al grande puzzle. Alle parole di Kapuscinski “il mondo ci insegna ad essere umili” potremmo forse aggiungere “e anche internet”.
A.M.
E qui un’intervista a Radio Capodistria in cui parlo di scrittura.