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Buon compleanno AITR!

Pubblicato su il reporter

Gli scopi dell’AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), ogni viaggiatore dovrebbe conoscerli. E farli suoi. Per un ripasso, sempre consigliabile, basta cliccare sul sito e rileggerne le pagine oppure scaricare un sintetico Vademecum del Viaggiatore Responsabile.
L’occasione per fare il punto sul Turismo Responsabile in Italia è stata offerta dal recente Forum per il Decennale di AITR, organizzato da ICEI (Istituto di Cooperazione Economica Internazionale) e svoltosi a Milano.
Un compleanno è tempo di festeggiamenti, ma anche di bilanci. Il Turismo Responsabile, nato con lo sguardo rivolto al sud del mondo, è negli anni diventato sempre più attento anche alla realtà di casa nostra e oggi la sua base sociale di 90 associati per metà guarda all’Italia. Dai discorsi dei relatori, ricchi di spunti di riflessione, inevitabilmente affioravano anche domande e dubbi.

Ci sono i numeri per crescere o il T.R., che attualmente muove in modo diretto circa cinquemila viaggiatori l’anno, ha raggiunto il suo limite di sviluppo? Difficile rispondere, qualcuno era più realista, qualcuno più ottimista. E comunque, i grandi numeri sono compatibili con la formula del T.R. o ne snaturerebbero l’identità? E’ meglio che il T.R. rimanga soprattutto un fenomeno di nicchia, una testimonianza utile a “contaminare” realtà maggiori o è fondamentale potenziarne la crescita perché possa essere maggiormente incisivo? Due posizioni forse solo apparentemente in antitesi…

E’ possibile o solo utopistica una lotta alla povertà attraverso progetti di turismo? Quasi scontata la risposta positiva, anche se con la consapevolezza che solo in casi limitatissimi il turismo può diventare la soluzione ai problemi di un paese.

Queste e altre riflessioni rendevano stimolante il confronto fra i diversi relatori, ma se da una parte si percepiva un’apertura priva di ideologismi, soprattutto verso nuovi “compagni di strada” dagli obiettivi similari, da Slow Food al FAI per citare alcuni nomi, dall’altra sembrava a tratti affiorare anche un meccanismo di competizione rivolto verso i Tour Operators tradizionali e anche verso i “liberi viaggiatori”.
Sicuramente positivo il fatto che l’industria turistica “mainstream” dimostri una maggiore sensibilità verso queste tematiche e abbia negli ultimi dieci anni introiettato alcuni comportamenti “responsabili”. Le motivazioni possono essere diverse, per convinzione etica o per acquisire clienti o perché i clienti stessi lo chiedono o per tutte e tre queste ragioni. L’importante, certo, è che non si tratti solo di un make up d’immagine. E anche quei viaggiatori più autonomi che si muovono senza intermediari, più che clienti mancati, come è sembrato di percepire da alcune affermazioni, potrebbero invece almeno in parte rappresentare un aspetto adulto del Turismo Responsabile, capace di rivolgersi direttamente a strutture in loco del paese di destinazione.

Progetti per il futuro? Arrivare a un “registro” e a un marchio dei prodotti e dei protagonisti del T.R., un’idea su cui da tempo l’AITR lavora, ma che deve essere gestita con grande attenzione perché, si sa, è sempre difficile attribuire “stelle e stelline” e il meccanismo da occasione di stimolo e chiarezza può diventare fonte di discriminazione.

Allora ancora auguri AITR!
A.M.